Nelle loro zampe

Ci ho messo tanto per iniziare a capire qualcosa sugli animali.

Da bambina passavo i pomeriggi a casa dei miei nonni, in una frazione a metà tra paese e campagna, con un bel giardino e una piccola vigna; adesso ho più giardino, più campagna, meno vicini… ma allora mi sembrava di stare in paradiso.

Avevano una stalla in cui vivevano dei conigli, tante galline, oltre a un grosso maiale e tre caprette che spesso venivano lasciati liberi di sgambettare nell’aia e nutriti con bucce di patate e tanti avanzi dell’orto. Le capre spesso entravano addirittura in casa! Ovviamente questi animali venivano tenuti per  motivi puramente alimentari, che da qualche tempo non condivido più.

Oggi voglio parlare dei gatti e cani che anche adesso ho deciso di mantenere come componenti della famiglia, animali che non avevo mai compreso e sicuramente non sufficientemente rispettato.

Posso vantarmi di non averli mai maltrattati da bambina, cosa che alcuni miei compagni facevano (basti pensare ai gatti con i petardi legati alla coda e le risate che si facevano nel vederli correre spaventati), ma avevo la forte convinzione che DOVESSERO giocare con me ogni qual volta lo desiderassi; costruivo case delle bambole intagliando porte e finestre negli scatoloni di cartone, poi ci infilavo dentro tre o quattro gatti che (poveracci) non potevano uscire perché troppo grandi per quelle aperture troppo piccole. Si disperavano e miagolavano, ma era il mio gioco. Ovviamente dopo poco mi sentivo terribilmente in colpa e li facevo uscire, ma non ricordo quante volte l’ho fatto! Successivamente iniziai con i criceti ed era più divertente, entravano e uscivano a loro piacimento senza problemi 🙂

Nel 2003 mia sorella riuscì a convincere i miei genitori ad adottare un cucciolo dai parenti di una sua amica e il nome lo scelsi io: Sansone, dato dal carattere forte nonostante la statura piccolina.

In maniera un po’ superficiale decidemmo di comprare un libro, che si rivelò davvero utilissimo! Forse avremmo tratto consigli da ogni manuale, ma questo ha stabilizzato le basi per il mio rapporto con gli animali.

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Innanzi tutto, ha confermato una nozione che già mi era stata ripetuta più volte dai nonni: gli animali non sono stupidi ma parlano in un’altra lingua, vivono le cose in un altro modo,  hanno bisogno di tempo – in poche parole, sono diversi da noi.

Sembra sempre più evidente quanto la gente ignori questo fatto, con la voglia di umanizzare e poter usare la fatidica frase “gli manca solo la parola!”, senza considerare che la loro parola sarà SEMPRE diversa dalla nostra.

Con loro servono pazienza ed esempi, tanti esempi, non solo da parte nostra ma anche da altri cani più adulti e disciplinati; succede spesso che vengano affidati o venduti cuccioli per i quali non è terminato lo svezzamento (che non riguarda solo l’allattamento, ma anche l’istruzione materna) e che quindi ci si ritrovi con palline di pelo cicciottelle, tanto belline, ma terribilmente incontinenti. Non possiamo pretendere che un cuccioletto ci segua legato al guinzaglio, al nostro passo e senza mai riposare, o che non assaggi nessun oggetto, o non abbia mai un margine di errore in cui essere SEMPRE perdonato. Se portiamo i bambini nel passeggino anche quando ce la farebbero benissimo da soli, per quale motivo gli animali dovrebbero sottostare alle nostre regole prima del tempo? Anche io da bambina mettevo in bocca qualsiasi cosa, come fanno tutti, ma veniva definito solo poco igienico: perché lo stesso gesto, compiuto da un cane, deve essere considerato un dispetto? Loro provano, sperimentano, assaggiano. La presenza di un adulto già “pratico” della vita con le persone sarebbe estremamente di aiuto, quindi se non ne abbiamo già uno sarebbe una buona idea trovare amici con cui passare del tempo 🙂

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Sansone nel 2013

Ho imparato davvero tantissime cose anche su me stessa grazie a Leone, adottato il 27 Aprile 2014 tramite un’associazione di Bari (Legalo al Cuore), ma non è stato per niente facile. Nel suo passato da cucciolo ci sono stati sicuramente incontri negativi e qualche violenza, che lo hanno segnato e plasmato proprio nella fase più sensibile della crescita, ma non ci siamo abbattuti: io e lui, conviventi, due disperati in cerca di equilibrio, ci siamo incontrati solo dopo aver confermato l’adozione e piaciuti fin da subito. Aveva paura di tantissime cose ed uscire per le passeggiate era difficilissimo, poteva bloccarsi o tentare la fuga, negli occhi il panico non andava mai via, mi cercava ma al tempo stesso temeva i contatti.

Non parlava la mia lingua e voleva comunicare il suo malessere, ma non sapeva come ed io non lo capivo.

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Leone

Ci è voluto molto tempo, durante il quale siamo diventati una cosa sola ed abbiamo imparato a comprenderci.

Tutto questo ha reso poi molto più facile l’arrivo di Pandora, il 15 Maggio 2016 sempre da Bari, in parte anche per il suo carattere più pacato e opportunista, un po’ spero anche per merito mio. Inizialmente Leo ne era spaventato e lei non lo sopportava, pretendeva il comando della casa e ho dovuto lavorare perché riuscissero a rispettarsi; dopo questi mesi posso dire di essere felice della fatica impiegata, non avrei mai creduto di ottenere da loro così tanto e di poter dire di avere due grossi figli bellissimi, ovviamente oltre al nonnino Sansone che è ancora con noi.

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Pandora

Voglio continuare ad imparare da loro e vi assicuro che farebbe bene a tutti. È un rapporto che necessita di pazienza e amore, cose che dovremmo mettere in ogni cosa che facciamo per noi stessi e per chi ci circonda.

Fede

P.S. Abbiamo anche qualche gatto, ma con loro è un’altra storia 😉

 

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