Debolezza

Qui lo dico e qui lo nego: spesso mi siedo e penso di ammazzarmi per non soffrire più.

Poi cerco di respirare, di tornare alla calma; mi autoconvinco che se tutte le persone sensibili si uccidessero, la nostra Terra sarebbe morta già da molto tempo… E cerco di andare avanti facendomi carico delle realtà che gli altri non capiscono, come se potessi vedere dei fantasmi che mi tormentano ma che mi portano ad avere una coscienza diversa.

Se io non avessi gli incubi, se non mi sentissi addosso il dolore che ci circonda, sarei solo una dei tanti inutili consumatori superficiali. La prova più grande è nel fare tesoro di queste sensazioni, plasmarle e farle mie, usarle come carica per cambiare davvero me stessa e mostrare agli altri che amare la Terra è l’unica strada possibile.

 

Fede

I volontari (questi sconosciuti).

Voglio dirvi una cosa che sento di dover condividere.

Quando si entra nel mondo del volontariato, che sia per le persone, per gli animali o per l’ambiente – se lo si fa per reale volontà e non per apparenza – si vanno ad aprire porte su una realtà che fino ad allora ci sfiorava appena.

Si vedono cose talmente gravi da avere solo la voglia di piangere, dall’impotenza che si avverte; si risolve una storia e dopo un minuto ne saltano fuori altre dieci (e sono ottimista).

Viviamo circondati dalla violenza, dall’incuria e dalla sporcizia, anzi ci stiamo infilati dentro fino al collo e sguazziamo fingendo che sia tutto normale.

Fingiamo semplicemente che non dipenda da noi, che siamo bravi ed innocenti, ci convinciamo di essere estranei a tutta l’immondizia che esiste e che respiriamo.

Non è normale che poche persone soltanto debbano sentire addosso il peso di ciò che tutti stiamo combinando, non è normale che i volontari debbano sentirsi soli a ripulire i danni degli altri, non è normale che ogni giorno la nostra società produca “scarti viventi” (umani o animali) e che pochi volenterosi decidano di salvare le loro vite, non è normale che gli altri pensino che per i volontari questo sia un lavoro e quindi un obbligo.

No, io non sono pagata, io non sono obbligata a farlo da qualcuno ma sento la coscienza impormelo. Un volontario agisce perché sente che qualcuno ha bisogno di aiuto, punto e basta, sacrificando spesso i propri interessi e le proprie passioni, il proprio tempo.

Ci si sente chiusi in un cubo di plexiglass, insonorizzato e indistruttibile, con i polmoni sfiniti e la voce fioca a forza di gridare per chiedere aiuto.

Ci si sente soli, anche tra di noi, perché ognuno ha qualcosa da fare e non sempre possiamo sostenerci a vicenda.

Non ci si sente salvatori di nessuno, non siamo la reincarnazione di fantomatici angeli, anzi col tempo diventiamo pure stronzi e asociali, prevenuti e con l’enorme voglia repressa di correggere gli altri.

Però ci siamo, ci siamo ca**o, tutti armati di volontà e spalle piene di frustate e culo preso a calci mille volte. Le orecchie sanguinano a forza di sentire derisioni e domande: “ma chi te lo fa fare”, “ma almeno ti pagano?” sono le più gettonate.

Non chiediamo agli altri di fare le stesse cose, ma se proprio non volete sostenerci o aiutarci… Ecco, almeno lasciateci in pace.

Viviamo vedendo ovunque le sofferenze che voi non notate, ma non siamo gli “eletti” di nessuno; se vi farete accompagnare nella scoperta, se deciderete di aprire gli occhi e la mente, anche voi vedrete le stesse cose e probabilmente agirete per causare meno distruzione in questa vita.

Ho visto il sole a Pechino

Ormai dalla mia visita sono passati più di 8 mesi, periodo in cui ho realizzato sempre di più quanto sia in realtà bellissima anche una città enormemente inquinata e casinista come Pechino.

Sono cresciuta con un disprezzo verso quegli occhi a mandorla (quelli che non facevano i turisti, per intenderci) che pareva quasi naturale, un po’ un corredo obbligatorio del buon Italiano Medio; era però un razzismo strano quello in cui sono cresciuta, per cui si parlava male dei cinesi ma si cercava di comprare sempre le scarpe da due lire fatte ovviamente da quelle parti là. Posso dire con orgoglio (?) che ho sempre cercato di evitare le cose contraffatte o palesemente importate irregolarmente, ma ormai qualsiasi cosa viene dalla Cina e sfuggirne è quasi impossibile.

Ora vedo le cose in un altro modo: continuo ad evitare come la peste i prodotti di dubbia provenienza, meglio comprarne meno evitando il consumismo, ma ho smesso di pensare negativamente nei confronti di questa grossissima fetta di orientali così moderni e retrogradi allo stesso tempo.

Ho avuto l’enorme fortuna di partire per Pechino in veste di ospite a casa di un’amica, Giada, che vive là da Gennaio 2015 grazie (o a causa) di un impiego presso uno studio di architettura piuttosto prestigioso – cosa che in Italia non c’era verso di trovare. La solita cosa: ti vogliono giovane (e ci siamo ✔ ), con esperienza (e c’eravamo pure lì ✔ ), GRATIS (e… Eh? ✖ ). Lei avrebbe accettato comunque pur di restare nel giro e farsi una buona gavetta, ma capitandole questa occasione ha pensato bene di non farsela scappare e tentare l’avventura verso l’altro Vecchio Mondo.

Dalla Puglia con furore, l’ho trovata super ambientata dopo 14 mesi di permanenza ed è stata una vera guida per me, non tanto in senso turistico quanto per la comprensione di quel mondo tanto diverso dal nostro; tutto è totalmente diverso da noi, o forse solo pieno zeppo di contrasti estremi: cellulari in mano a chiunque, ma tantissimi abitanti non hanno neppure il bagno in casa; oppure mezzi pubblici super moderni e comodi a poco prezzo, ma poi ti trovi a veder gente distinta che “scaracchia” a terra come un buon vecchio Clint Eastwood d’altri tempi col tabacco masticato… e potrei andare avanti ancora per molto.

Ho scoperto davvero un Mondo totalmente diverso dal nostro, un luogo super inquinato a causa della modernità che è arrivata troppo alla svelta senza dar tempo alle persone di adattarsi a questa nuova era.

Non parlo dell’igiene, delle unghie lunghe usate per pulirsi le orecchie o del continuo strombazzìo di clacson per strada, ma proprio della qualità della vita in generale e della consapevolezza che vedere il sole non può essere una fortuna. Vedere il sole a Pechino DEVE poter essere la normalità.

Purtroppo gli abitanti sono molto lontani dal rendersi conto di tutto questo e la situazione peggiora ogni giorno di più, confido nelle nuove generazioni e spero davvero che un giorno la smetteranno di usare quei riscaldamenti a tutta palla ed inizieranno a pensare ad altri modi per mantenere calda la casa.

A me è andata bene e il sole mi è mancato solo il 28 Marzo, per il resto ho sempre visto il cielo limpido ed i colori vivi dei Templi, dei fiori che riempivano i cortili dei palazzoni brutti, nei parchi pubblici inaspettatamente bellissimi e vivi, delle strade e della gente strana che le riempiva. Mi sentivo a mio agio in un luogo dove l’importante è che in qualche modo tu sia vestito, non interessa quasi a nessuno cosa ti sei messo addosso: maglioncini giallissimi con fuseaux leopardati e ballerine viola, o tute di ciniglia che sembrano pigiami, completi elegantissimi usciti fuori direttamente dalla Febbre del sabato sera, nonne con grembiuli e ciabatte, potrei andare avanti davvero per molto!

Ho avuto la fortuna di vivere per pochi giorni una Pechino abitata, non turistica, incrociando quasi esclusivamente occhi a mandorla e lasciandomi sbalordire da tutti i piccoli tesori che quella immensa città nasconde; per questo devo ringraziare immensamente Giada e gli amici italiani che ho conosciuto durante la mia breve vacanza. Mi piacerebbe tanto tornare e organizzare un vero viaggio, soprattutto nelle zone rurali, sono certa che lo farò e me lo godrò al massimo.

Per di più, erano passati solo 3 mesi dall’operazione che aveva messo in “pausa” tutto quanto; zoppicavo, la schiena mi faceva malissimo, ho sofferto le pene dell’inferno in aereo ed in giro per la città… non mi sono fatta sfuggire ugualmente l’occasione, già preparata con 9 mesi di anticipo, ma riviverla senza dolori sarebbe davvero meraviglioso.

Potrei scrivere altre mille parole su questa esperienza e sarebbero tutte diverse, ma temo che stuferei qualsiasi lettore che abbia voglia di avventurarsi su questo blog… quindi vi lascio qualche foto, solo alcune tra le tantissime che ho fatto.

Viaggiate!

Fede

P.S.  Passate a leggere qualcosa di Giada, lei spiega la sua esperienza molto meglio di me 🙂 https://giadasroad.wordpress.com/2016/06/21/go-with-the-flow/

Le ombre che non vediamo

Ispirata da Pigra… aspirante Runner ho deciso di affrontare brevemente questo argomento, una delle piaghe che mettono in ginocchio e annullano migliaia di persone in tutto il Mondo.

Una malattia, o meglio, un virus che potrebbe lentamente essere messo da parte; invece siamo in un’epoca “moderna” che di avanzato ha di tutto tranne il modo di fare, che ha permesso a questa cosa di diffondersi sempre di più.

Di cosa stiamo parlando?

L’HIV.

Semplice da trasmettere, impossibile da eliminare dopo esserne stati infestati, rende il soggetto debole ed esageratamente esposto a tutte le malattie. Ormai le ricerche mediche permettono alle persone del 1°Mondo a condurre una vita apparentemente normale, ma vale la pena rischiare per poi non poter più avere la sicurezza di tenere al sicuro le persone care?

Una trombata vale una vita di sofferenza fisica e mentale, sempre se scoprite in tempo questa immunodeficienza?

Una cosa molto semplice: vi graffiate le gengive e non ve ne accorgete, baciate appassionatamente (ma basta una slinguazzata veloce) il vostro partner e se siete particolarmente sfortunati, il gioco è fatto.

Tiè, benvenuti nella realtà.

Non deve essere una vergogna dirlo ai giovani, agli adulti e agli anziani, tutti devono sapere che “aver paura è meglio che buscarne” in questo caso.

Parlatene, parliamone, appoggiate con orgoglio i preservativi sul nastro scorrevole della cassa del supermercato!

Provate a fare il test, sentitevi sicuri e portate avanti la vostra integrità fisica, non solo per l’hiv ma per le tante altre malattie trasmissibili che flagellano OGNI NAZIONE, non conoscono confini o ricchezza, ma solo l’incoscienza di chi pensa che sia inutile perdere una manciata di secondi per incappucciare il pisello.

 

A sua immagine e somiglianza

La superficialità con cui giudichiamo le vite altri mi sconvolge sempre di più.
Siamo cresciuti tutti con il crocifisso appeso in aula, la maggior parte dei miei coetanei frequentava il catechismo e la messa, ma neanche una briciola di quegli insegnamenti è stata mantenuta a favore di una possibile vita pacifica e rispettosa degli altri esseri viventi.
Siamo tutti convinti nella superiorità dell’uomo, con un Dio che non ci ha creati ma è nato da noi e dalla nostra voglia di giustificarci nella smania di conquistare il Mondo.

http://www.gazzettinodelchianti.it/articoli/approfondimenti/14808/notizie-su-san-casciano/volpe-coda-mozzata-viva.php#.WCeSjlBd6SE

Nelle loro zampe

Ci ho messo tanto per iniziare a capire qualcosa sugli animali.

Da bambina passavo i pomeriggi a casa dei miei nonni, in una frazione a metà tra paese e campagna, con un bel giardino e una piccola vigna; adesso ho più giardino, più campagna, meno vicini… ma allora mi sembrava di stare in paradiso.

Avevano una stalla in cui vivevano dei conigli, tante galline, oltre a un grosso maiale e tre caprette che spesso venivano lasciati liberi di sgambettare nell’aia e nutriti con bucce di patate e tanti avanzi dell’orto. Le capre spesso entravano addirittura in casa! Ovviamente questi animali venivano tenuti per  motivi puramente alimentari, che da qualche tempo non condivido più.

Oggi voglio parlare dei gatti e cani che anche adesso ho deciso di mantenere come componenti della famiglia, animali che non avevo mai compreso e sicuramente non sufficientemente rispettato.

Posso vantarmi di non averli mai maltrattati da bambina, cosa che alcuni miei compagni facevano (basti pensare ai gatti con i petardi legati alla coda e le risate che si facevano nel vederli correre spaventati), ma avevo la forte convinzione che DOVESSERO giocare con me ogni qual volta lo desiderassi; costruivo case delle bambole intagliando porte e finestre negli scatoloni di cartone, poi ci infilavo dentro tre o quattro gatti che (poveracci) non potevano uscire perché troppo grandi per quelle aperture troppo piccole. Si disperavano e miagolavano, ma era il mio gioco. Ovviamente dopo poco mi sentivo terribilmente in colpa e li facevo uscire, ma non ricordo quante volte l’ho fatto! Successivamente iniziai con i criceti ed era più divertente, entravano e uscivano a loro piacimento senza problemi 🙂

Nel 2003 mia sorella riuscì a convincere i miei genitori ad adottare un cucciolo dai parenti di una sua amica e il nome lo scelsi io: Sansone, dato dal carattere forte nonostante la statura piccolina.

In maniera un po’ superficiale decidemmo di comprare un libro, che si rivelò davvero utilissimo! Forse avremmo tratto consigli da ogni manuale, ma questo ha stabilizzato le basi per il mio rapporto con gli animali.

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Innanzi tutto, ha confermato una nozione che già mi era stata ripetuta più volte dai nonni: gli animali non sono stupidi ma parlano in un’altra lingua, vivono le cose in un altro modo,  hanno bisogno di tempo – in poche parole, sono diversi da noi.

Sembra sempre più evidente quanto la gente ignori questo fatto, con la voglia di umanizzare e poter usare la fatidica frase “gli manca solo la parola!”, senza considerare che la loro parola sarà SEMPRE diversa dalla nostra.

Con loro servono pazienza ed esempi, tanti esempi, non solo da parte nostra ma anche da altri cani più adulti e disciplinati; succede spesso che vengano affidati o venduti cuccioli per i quali non è terminato lo svezzamento (che non riguarda solo l’allattamento, ma anche l’istruzione materna) e che quindi ci si ritrovi con palline di pelo cicciottelle, tanto belline, ma terribilmente incontinenti. Non possiamo pretendere che un cuccioletto ci segua legato al guinzaglio, al nostro passo e senza mai riposare, o che non assaggi nessun oggetto, o non abbia mai un margine di errore in cui essere SEMPRE perdonato. Se portiamo i bambini nel passeggino anche quando ce la farebbero benissimo da soli, per quale motivo gli animali dovrebbero sottostare alle nostre regole prima del tempo? Anche io da bambina mettevo in bocca qualsiasi cosa, come fanno tutti, ma veniva definito solo poco igienico: perché lo stesso gesto, compiuto da un cane, deve essere considerato un dispetto? Loro provano, sperimentano, assaggiano. La presenza di un adulto già “pratico” della vita con le persone sarebbe estremamente di aiuto, quindi se non ne abbiamo già uno sarebbe una buona idea trovare amici con cui passare del tempo 🙂

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Sansone nel 2013

Ho imparato davvero tantissime cose anche su me stessa grazie a Leone, adottato il 27 Aprile 2014 tramite un’associazione di Bari (Legalo al Cuore), ma non è stato per niente facile. Nel suo passato da cucciolo ci sono stati sicuramente incontri negativi e qualche violenza, che lo hanno segnato e plasmato proprio nella fase più sensibile della crescita, ma non ci siamo abbattuti: io e lui, conviventi, due disperati in cerca di equilibrio, ci siamo incontrati solo dopo aver confermato l’adozione e piaciuti fin da subito. Aveva paura di tantissime cose ed uscire per le passeggiate era difficilissimo, poteva bloccarsi o tentare la fuga, negli occhi il panico non andava mai via, mi cercava ma al tempo stesso temeva i contatti.

Non parlava la mia lingua e voleva comunicare il suo malessere, ma non sapeva come ed io non lo capivo.

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Leone

Ci è voluto molto tempo, durante il quale siamo diventati una cosa sola ed abbiamo imparato a comprenderci.

Tutto questo ha reso poi molto più facile l’arrivo di Pandora, il 15 Maggio 2016 sempre da Bari, in parte anche per il suo carattere più pacato e opportunista, un po’ spero anche per merito mio. Inizialmente Leo ne era spaventato e lei non lo sopportava, pretendeva il comando della casa e ho dovuto lavorare perché riuscissero a rispettarsi; dopo questi mesi posso dire di essere felice della fatica impiegata, non avrei mai creduto di ottenere da loro così tanto e di poter dire di avere due grossi figli bellissimi, ovviamente oltre al nonnino Sansone che è ancora con noi.

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Pandora

Voglio continuare ad imparare da loro e vi assicuro che farebbe bene a tutti. È un rapporto che necessita di pazienza e amore, cose che dovremmo mettere in ogni cosa che facciamo per noi stessi e per chi ci circonda.

Fede

P.S. Abbiamo anche qualche gatto, ma con loro è un’altra storia 😉

 

Ciao

Ho quasi trent’anni, 28 e 17 giorni per la precisione, sono viva e già questo potrebbe essere un bel traguardo.

Avrei potuto non esserci mai stata, non esserci più o esserlo in un altro modo; se faccio due conti, i mille sogni che avevo da bambina non me li ricordo neanche più.

Volevo studiare arte, vivere con gli animali, girare il Mondo, avere tanti amici, una bella famiglia e vivere di sport.

No, aspetta: ne sono sicura?

Sognavo davvero quello che sto provando a costruire?

Ho desiderato fin da piccola frequentare l’istituto d’arte, ma inizialmente i miei hanno preferito il liceo scientifico; dopo un paio di bocciature hanno accettato di mandarmi al liceo artistico, che non sono neppure riuscita a concludere. Ero troppo brava a farmi trascinare dagli eventi, a piangermi addosso e mollare la presa; avevo anche poca voglia di studiare da sola e poca gente che volesse farlo con me, quindi niente scuse: per ora la scuola resta un conto in sospeso.

Sul resto sto lavorando con tutta me stessa, nonostante il vizio di autocommiserarmi non accenni ad andarsene.

Ah, dimenticavo: mi chiamo Federica.